Autore: Barrie, Choochuey, Mirti
Prezzo: € 15,00
Editore:
Postmedia Books
Italia, Milano
edito il 2004
Toyo Ito è un architetto coraggioso. Ha accolto una sfida conscio delle nuove opportunità-necessità. Lavora ai confini di un mondo ancora poco esplorato. Rischia e accetta di farlo…
L’architettura è cambiata. Questo è uno stato di fatto. La rivoluzione informatica ne è la motivazione e il motore che, ogni giorno più velocemente, spinge gli architetti in sfide sempre più al limite delle proprie possibilità. Il cambiamento non è concentrato sui mezzi, le forme, la composizione del fare architettura. La svolta epocale è la presa di coscienza da parte di tutti noi del fatto che l’architettura, ora, è metafora. E’ un racconto. Essa comunica, informa. E la potenza delle architetture “informatiche” sta nella capacità di rappresentare metafore differenti a seconda di chi ne usufruisce. La capacità di raccontare storie diverse ad ogni passante. “[…] Il mondo non necessita di nuovi edifici, quanto di nuove storie. Potrebbe esssere che l’edificio costruito non sia il fine ultimo, quanto piuttosto lo strumento, il ponte in grado di farci arrivare dall’altro lato del mondo.” Toyo Ito è un architetto coraggioso. Ha accolto questa sfida conscio delle nuove opportunità-necessità. Lavora ai confini di un mondo ancora poco esplorato. Rischia e accetta di farlo con la piena consapevolezza che questa strada, incerta, è comunque la via da affrontare. Nel metaforizzare le sue architetture, Ito, lavora in modo lineare e chiaro. Elabora una matrice che contiene come primo dato l’universo narrativo presente nella nostra testa. Poi i concetti che si voglio esprimere e infine le forme. Il risultato di questa categorizzazione è la sua opera architettonica, che può mutare con la modifica di uno di questi dati. Ogni sua architettura è il risultato di questo ragionamento per “step”. Un metodo semplice ed efficace, perché il modo di ragionare dell’architetto non deve distaccarsi dal modo di pensare delle persone “comuni”. Questa separazione o differenziazione sarebbe pericolosa. “Bisogna essere in grado di pensare e comunicare con le persone intorno a noi. Questo è realmente fondamentale.” Per arrivare però a questo risultato finale, Ito, utilizza le tecnologie più avanzate. Viene definito architetto High-Tech, per incasellarlo in quelle macro definizioni tanto care a molti. Io credo, per insistere sul gioco della definizione di categorie, che l’architetto giapponese possa essere considerato uno dei protagonisti del movimento della Rivoluzione Informatica dell’Hyperarchitettura. Il movimento secondo cui l’architettura viene elevata da semplice metafora, a generatrice di metafore. Il passaggio, sottile, è importante e necessita di ulteriore approfondimento, ma in questo scritto mi limiterò a questa considerazione: L’architettura nell’era dell’elettronica è la visualizzazione di un vortice di informazioni L’approccio fondamentale di Ito alla progettazione non si riduce però unicamente all’utilizzo delle tecnologie più avanzate. Ma è importante come queste vengano impiegate. Ito lavora per layer, per successioni. La sua matrice è composta di elementi fondamentali alla definizione della sua architettura. Ma i suoi elementi, composti da dati, sono modificabili in qualsiasi momento, generando opere diverse. Ed è in questa organizzazione diagrammatica della composizione di Ito che interviene la capacità di utilizzare lo strumento informatico piegandolo alle proprie necessità. L’ultima metà del volume è dedicata ad una serie di interviste allo stesso Toyo Ito e ad alcuni ex collaboratori, considerazioni varie ed approfondimenti. Interessante e quanto mai correlato all’architettura della rivoluzione informatica è il capitolo “L’immagine dell’architettura nell’era dell’elettronica”. In questa parte si accenna anche all’importantissima questione del tempo come altra dimensione dell’architettura. Tema fondamentale nella ricerca delle avanguardie. “Arriveremo a progettare il tempo esattamente come riusciamo a progettare lo spazio.”