Il canto della terra
Ampliamento della cascina Adelaide a Barolo
A Barolo si schiude un evento per la vite che, cresciuta sulle basse colline delle Langhe, sazia di luce e di sole, dona l’uva, canto della terra. Ma è sotto una verde coltre, morbida come i paesaggi circostanti, che, in una oscurità misteriosa, nasce una nuova segreta architettura. In uno strato di terra che sta a metà tra il cielo e le radici dei vigneti, nasce di questa nuova cantina il cui progetto prende forma quasi seguendo i percorsi naturali della metamorfosi che porta l’uva a trasformarsi in vino brillante.
Il progetto si inserisce con grande delicatezza e sensibilità ambientale al fondo di una valle, concluso tra una strada vicinale ed il piccolo Rio della Fava. Proprio l’attenta ricerca e sensitività nei
confronti delle colline circostanti ha suggerito ai progettisti un volume completamente coperto di terreno inerbito, con l’impostazione del piano generale dell’ampliamento a quota di – 5,50 metri circa sotto il livello dell’esistente cascina Adelaide.
Il nuovo e silenzioso volume, in questo modo, si avvicina a quello esistente con riservatezza, ma con la forza di un’architettura nuova e contemporanea. L’ampliamento emerge solo con una altezza
minima (m. 2,5) verso l’estremità nord (a valle), la copertura verde, poi, allontanandosi dal fabbricato esistente, scende fi no a terra, raccordando morbidamente il nuovo volume con il piano di campagna esistente, creando una piccola aia ad arco: con questa distribuzione il volume si estende come una piccola cresta di collina che scende verso valle come tutte le dorsali delle colline delle Langhe.
L’edifi cio si presenta così come una dorsale allungata ed affusolata, totalmente interrato con una copertura composta da impermeabilizzazione con guaine poliolefi niche con sovrastante protezione di manto in terra vegetale dello spessore minimo di cm 40, oltre ai diversi strati drenanti, isolanti e protettivi. L’ultimo strato, in terreno vegetale, è inerbito con sistemi speciali stabilizzati e raccordato con il terreno limitrofo verso il rio in modo da defi nire e riordinare con morbide modellazioni di raccordo la copertura della cantina con l’infossamento esistente del rio naturale senza sfi orarne i cigli che rimangono quelli naturali.
Ma la lievitazione della piccola dorsale di copertura richiede uno squarcio di terra che sollevandosi apre sul lato ovest lungo la strada una grande apertura della terra che si solleva per lasciare visibile il portico di ingresso ed il cortiletto circolare. Il cortiletto circolare cattura l’attenzione di chi perviene da valle presentando una parete trasparente ove si aprono gli accessi degli operatori, delle
merci, dei mezzi meccanici. Il percorso prosegue verso il ventre dell’edifi cio ove avviene la trasformazione dell’uva in vino per ri-uscire dallo stresso portico ove ha prima trovato l’accesso. “La fermentazione e la trasformazione del frutto uva ha provocato la lievitazione del terreno di copertura”.
L’unica emergenza del complesso nasce da una tasca aperta verso la collina, in diretta ammirazione della terra da cui nasce il frutto prezioso delle viti: è il luogo della degustazione e di rappresentanza dal quale si può scendere nella cantina sottostante, oppure, all’esterno, seguendo un percorso sinuoso che riporta al punto di ingresso principale nell’aia circolare.
E’ un edifi cio “di terra” che canta il trionfo del frutto della vite.
Tecnologia della costruzione:
La costruzione è eseguita con la polvere di “terra cotta in alti forni rotanti“ impastata con acqua ed essenze litoidi di diversa granulometria del tanto disprezzato “cemento”.
La struttura portante è coperta di terreno vegetale con interposizioni di strati protettivi ed impermeabilizzanti con guarnizioni di protezione delle estremità delle strutture, in lamiere di rame di intenso colore verde, stabilizzate chimicamente con solfati, proprio come si tratta la vite per difenderla dai parassiti.
Lo strato di copertura di terra vegetale è mantenuto vivo con un sistema particolare di irrigazione automatica che assicura un completo manto sempreverde. Questo sistema prevede, a soli
30 cm di profondità, dei sistemi continui di contenitori di acqua che, evaporando con la temperatura forniscono di acqua l’apparato radicale del tappeto erboso.
Le pareti vetrate, verso la fronte nord sono sostenute da strutture in leghe metalliche scarsamente visibili dall’esterno in modo da non apparire con troppo peso nelle scansioni dei volumi vetrati ma che evidenziano le superfi ci vetrate continue.
Le superfi ci vetrate per illuminazione e ventilazione degli spazi destinati alle lavorazioni (vinifi cazione, imbottigliamento, confezioni,) rispettano la dimensione di 1/8 della superfi cie di pavimento pur tenendo presente che sono utilizzati impianti di ventilazione meccanica automatizzata mediante sensori di CO2, con immissione di aria fresca a temperatura ambiente e con spazi per invecchiamento climatizzati come richiesto dalla più approfondita tecnica di produzione vinicola che richiede appropriati gradi di umidità relativa. Ogni campata della struttura (maglia di 8×8 ml) è chiusa verso la fronte del Rio della Fava mediante parete controterra in calcestruzzo impermeabilizzato. Su questa parete si innesta una apertura a bocca di lupo che affi ora fino al manto erboso soprastante per aprire una corrente d’aria controllata per ogni campata sottostante.
La coda verso valle dell’edifi cio ipogeo riduce la altezza interna iniziale (5,50m), che risulta degradare fi no al livello più basso, di copertura della rimessa a nord, raggiungendo i soli 2,00m.
I divisori interni sono elevati con strutture di acciaio inox e legno con vetri in parte acidati o trasparenti a seconda delle necessità visive.
La sala degustazione del piano superiore, accessibile dal piano generale dell’aia della preesistente cascina Adelaide, è pavimentata con legno moganoide ad alto spessore con struttura di sostegno in nervature inox.
Dati
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Progetto architettonico: arch. Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana & Francesco Bermond des Ambrois
architetti – archicura, Torino
Realizzazione: settembre 2002 – giugno 2004
Committente: Cascina Adelaide di Amabile Drocco, Barolo, (CN)
Impresa di costruzioni: Busca Fratelli Germano e Marino, Diano d’Alba, (CN)
Direzione lavori: arch. Ugo Dellapiana, arch. Paolo, Torino
Progetto struttura: Ing. Paolo Minuto, Alba (CN)
Progetto impianti: ing. Edoardo Rivetti, Alba (CN)
Fotografi e: Fiorenzo Calosso
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superfi cie lotto: 6742,01mq
superfi cie costruita: 1472,00mq
volumetria costruita: 6624,00mc
Fondato nel 1994 dagli architetti Paolo Dellapiana (1967) e Francesco Bermond des Ambrois
(1966) con la collaborazione dell’architetto Ugo Dellapiana, Archicura si occupa di tutto il ciclo diprogettazione e direzione lavori che presuppone la realizzazione di edifi ci di qualsiasi natura, privati e pubblici, di spazi e ambientazioni di ogni specie.
Particolare attenzione è rivolta all’emozionalità che ogni costruzione può e deve avere nei confronti dei suoi fruitori, chiave del contributo al benessere fi sico e psicologico che un edifi cio dovrebbe sempre trasmettere all’uomo attraverso la sua forma, i materiali che lo costituiscono, la sua funzionalità e il rapporto con l’ambiente in cui si trova.
Dal 1994 ad oggi, proprio grazie a questa fi losofi a progettuale, Archicura ha portato avanti molti lavori, in diversi ambiti, che gli hanno permesso di sperimentare in tutti i campi della disciplina progettuale. Hanno sperimentato nel campo delle residenze private, in ambiti pubblici ed in grandi
opere di riqualifi cazione territoriale. Hanno partecipato più volte a concorsi collaborando con maestri dell’architettura sia nazionali che non, come ad esempio il concorso per la nuova stazione di Porta Susa di Torino con l’architetto giapponese Kisho Kurokawa nel 2001.
Tutte queste esperienze hanno contribuito a formare la loro sensibilità architettonica permettendo loro di crescere e di poter progettare con lo stesso entusiasmo a scala sia micro che macro urbana.
Il loro motto, come si legge nell’homepage del sito (www.archicura.it) è: “L’architettura è musica sospesa, è come la musica apparirebbe se la si potesse vedere”, di J. W. Von Goethe. Questo denota una particolare sensibilità, quasi artistica, nell’approccio alla disciplina, che non è mai monocorde, ma
variopinto e poliedrico.
Archicura è:
Paolo Dellapiana architetto
Francesco Bermond des Ambrois architetto
con la collaborazione speciale di Ugo Dellapiana e Beatrice Tessore
Collaboratori:
Andrea Zanero architetto
Stefania Zitti architetto
Paola Von Arx architetto
Per ulteriori chiarimenti od informazioni la prego di non esitare a contattarmi.
Grazie per l’attenzione, distinti saluti
Alessandra Paracchi
Archicura Press Offi ce
Alessandra Paracchi
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