Nuova sede della provincia di Arezzo
Il progetto indaga una forma alternativa di organizzazione degli ambienti lavorativi basata su di una idea di spazio continuo e agerarchico, flessibile e mai ripetitivo.
L’ esigenza di garantire la crescita della struttura nel tempo, introduce nella concezione generale l’idea di sistema modulare; la reiterata aggregazione di tre aste di lunghezza diversa secondo n combinazioni struttura una rete il cui negativo consiste in una successione di figure poligonali che si ripetono periodicamente.
La rete, idealmente molto estesa a costituire una sorta di griglia di riferimento per il disegno urbano, è intercettata e letteralmente tranciata dal perimetro del lotto di progetto. Acquista fisicità per estrusione, costituita da un corpo semplice a sezione costante.La si immagina in pietra basaltina, materiale di origine vulcanica estremamente solido e compatto; la luce penetra la basaltina ed inondandone la base solleva la lastra; eterei volumi di vetro staccano la rete da terra producendo un suggestivo effetto di levitazione della massa scura di basaltina.
L’istituzione pubblica assolve al proprio ruolo/compito di catalizzatore urbano cedendo “il proprio spazio” alla città. Il sedime “liberato” diviene piazza, esteso spazio aperto il cui disegno, strettamente legato alla proiezione della rete soprastante, ne consente usi molteplici e flessibili. La piazza sostituisce il tradizionale atrio centrale tipico delle grandi architetture pubbliche; lo smistamento principale dei flussi avviene all’aperto grazie alla chiara separazione degli accessi; la permeabilità visiva della piazza nelle quattro direzioni facilita l‘orientamento. Estremamente flessibile questo schema consente la gestione indipendente delle diverse aree funzionali.
L’edificio è concepito a strati chiaramente distinti per destinazione d’uso e configurazione spaziale. Il livello zero ospita dunque gli accessi alle aree operative, gli spazi di accoglienza e gli sportelli informativi per il pubblico. Le funzioni collettive ed i servizi sono organizzati nel livello interrato ove, opportunamente separate dalle aree operative, potranno funzionare anche nelle ore serali e nei giorni festivi, garantendo un ciclo di vita continuo alla nuova piazza.
Nettamente separati dalle aree pubbliche gli uffici sono organizzati nei due piani del volume sospeso. Il sistema distributivo garantisce l’autonomia operativa a tutte le aree funzionali, favorendo comunque la comunicazione orizzontale. Ciascuna area, servita da un nucleo scale/ascensore dedicato, è organizzata su due livelli sovrapposti; la contiguità delle aree e la previsione di spazi intermedi condivisi, favoriscono lo scambio e la collegialità tra i dipendenti. Gli spazi di lavoro presentano elevate qualità ambientali. La geometria reticolare genera una ricchissima articolazione di spazi scongiurando l’effetto mono-tono ed alienante dei grandi piani “open” tipici degliedifici direzionali della modernita’.
Gli uffici sono allestiti secondo le dotazioni richieste (open space e uffici indipendenti), ma la profondità del corpo semplice (m 6,60 al netto dei tamponamenti perimetrali) garantisce estrema flessibilità. La configurazione morfologica prevista riduce l’esigenza di aperture ad un solo lato, garantendo a ciascun braccio la più corretta esposizione. Tutti gli spazi interni potranno così beneficiare di luce naturale indiretta; la luce diffusa, penetrando dalle grandi aperture ad esposizione controllata, produce illuminazione morbida ed omogenea evitando riflessi e bagliori. L’orientamento controllato delle aperture conferisce all’edificio un duplice carattere fortemente suggestivo: al volo d’uccello, da Sud la rete si presenta monolitica con fronti interamente ciechi, da Nord i fronti appaiono interamente traforati da grandi bucature con serramenti montati a filo.I fronti perimetrali, estremamente scultorei, denunciano con evidenza il trancio netto operato sulla maglia di base; la prevalente opacità degli stessi deriva da un’idea di architettura come organismo ove l’epidermide protegge le funzioni vitali alimentate dalla luce naturale.Poche aperture di ragguardevoli dimensioni superano il principio ad inquadrare pregiate viste verso il centro storico a nord-est e la collina a sud.
Marazzi Architetti / profilo
http://www.marazziarchitetti.com Davide Marazzi (Modena, 1974), si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 2000 con Cino Zucchi con il quale lavora dal 1999 al 2001. Dal 2001 collabora a Parma con Guido Canali per il quale, segue il progetto esecutivo per la nuova sede SMEG a Guastalla (RE) e come responsabile di progetto un comparto residenziale per 1500 abitanti nell’area ex-Alfa Romeo del Portello a Milano (in corso di realizzazione). Nel 2000 vince il premio Collamarini dell’Ordine degli Architetti di Bologna. Nel 2004 apre lo studio Marazzi Architetti, con sedi a Parma e Milano.