Viabilità: piazza chiusa+piazza aperta+rotatorie
L’approccio al progetto si è sviluppato volgendosi dapprima alla ricerca di una rete di piazze ed in seguito alla gerarchizzazione dei percorsi stradali investiti dai flussi veicolari. La metodica ha necessariamente interessato l’individuazione dei flussi di accesso alla città (percorsi principali) e di quelli con funzione distributiva all’interno dell’agglomerato urbano (percorsi secondari) con l’intento di regolarizzare secondo un nuovo ordine regolatore i flussi di traffico. Al fine di porre in sicurezza i due incroci che interessano piazza A. Moro e piazza G. Garibaldi, sono state inserite due minirotatorie con diametro dell’isola centrale pari approssimativamente a sei metri e con diametro esterno pari circa a venti metri, come da tavola di progetto. Queste rotatorie hanno sì lo scopo di regolare, agevolare, rallentare il traffico e mettere in sicurezza gli incroci, ma anche quello più effimero di riproporre la sintassi linguistica del progetto architettonico richiamando le forma pura del cerchio e mimetizzandosi con le aree circolari ospitanti sedute e verde. Come da obiettivi del bando, si è perseguita la strategia della creazione di un’isola pedonale come occasione ed opportunità per vivere la piazza come “luogo pubblico”: l’unica grande ed omogenea pavimentazione raccorda tutti i dislivelli partendo da piazza Aldo Moro fino all’Arco Marchesale. La commistione e l’eterogeneità dei traffici viene risolta con un’unica quota di livello che risalta la promiscuità di funzioni e di fruitori che però divengono attori distinguibili della strada: i flussi sono separati da dissuasori fissi ed alberature che proteggono i pedoni ed indirizzano le auto nel caso dello scenario “piazza aperta” (vedi tavola 01 di progetto).
Nel secondo scenario, invece, denominato “piazza chiusa”, i dissuasori idraulici posti in prossimità delle strade che confluiscono in piazza A. Moro vengono sollevati per far spazio all’isola pedonale vietata al traffico veicolare. Le auto vengono piuttosto dirottate a monte della piazza, verso il borgo a maglia ortogonale in cui si risolvono le necessità distributive del traffico attraverso i sensi di marcia esistenti (come illustrato in tavola di progetto). Le principali funzioni di distribuzione ed accesso/uscita dall’abitato di Polignano vengono comunque garantite da una viabilità alternativa che decongestiona il traffico del centro cittadino.
I salotti
Concetto+fontana+balena=pino pascali
Il recupero della fontana un tempo presente in piazza Aldo Moro viene rivisitato mediante l’inserimento di un elemento artistico che assolve sì al compito classico e consolidato di fontana, ovvero centralità simbolo identificativo del luogo, ma anche a quello più evocativo dell’opera (LA BALENA): un “oggetto” potenziale opera dell’Artista simbolo di Polignano a Mare, Pino Pascali, fugge dai “luoghi sacri” del museo per confrontarsi con la vita quotidiana di un popolo segnato dai cretti di una terra arida, difficile ma comunque generosa.
In questo movimento convulso e disperato, il cetaceo irruento entra nel centro della piazza generando un vero e proprio ‘earthquake’, un ‘terremoto’ che segna in modo irreversibile la pavimentazione fessurandola e lasciando intravedere un mondo sotterraneo: la placenta della Madre Terra si mostra alla superficie e agli umani sottoforma di luce, di “antimateria”.
Ad arginare questa perdita fluida la figura atavica del mondo marino, del fondale, culla che ospita il miracolo della vita. Il mare, patrimonio di questi luoghi, quotidianamente offre la vita a chi lo solca rievocando quelle immagini dei grandi scrittori della stagione verista e viene celebrato nella suggestiva composizione “povera” della piazza.
Lo stesso arredo urbano, imaginìfico di uno scenario apparentemente scevro di ogni lusso e superfluo, allude continuamente alle due tematiche portanti del progetto: il mondo marino e l’apparente povertà dei luoghi. Così un ciottolo fuori scala diventa una seduta; un pezzo di ferro arrugginito (corten) diventa una balena, l’opera; tre fumaioli di qualche relitto arenato negli abissi divengono cestini portarifiuti o fioriere … e così questa commistione, questo continuo rimbalzare tra il reale ed il fantastico, intreccia una sintassi di una nuova linguistica artistico-descrittiva.
Scelte tecniche (arredo+materiali)
La proposta progettuale prevede la totale rimozione delle pavimentazioni carrabili e pedonali contemplando un uniforme selciato in lastre di pietra calcarea dura per creare un’area pedonale continua priva di differenze di quota. Il manto lapideo agisce come un lastrico solare con compluvi e displuvi che convogliano le acque meteoriche lungo griglie di raccolta raccordate alla rete esistente di smaltimento di acque bianche. La pendenza generale della pavimentazione segue il naturale andamento geologico del suolo con inclinazione verso la lama che sfocia a mare.
L’ ‘earthquake’ sopra citato lungo la pavimentazione, si sviluppa a partire dall’Arco Marchesale, fino ad arrivare alla ’balena’ in Piazza Aldo Moro. Esso è costituito da una doppia fascia in pietra lavica ai lati di un segnapassi, creando un percorso illuminato.
La pavimentazione presenta alcune discontinuità di materiale nelle isole che ospitano le sedute e l’arredo urbano: i “salotti di pietra” giacciono su ghiaia o tappeto erboso.
L’arredo urbano è costituito, invece, di pochi elementi essenziali quali le sedute, i cestini portarifiuti, l’illuminazione stradale, il portabiciclette e i dissuasori per la regolazione del traffico carrabile.
Le sedute constano di elementi monolitici di forma libera, realizzati utilizzando un composto di legante e/o inerti di marmo sabbiati, ad eccezione della parte inferiore. A richiesta può essere fornito di panca semicircolare in legno esotico lamellare, ancorata direttamente al monolite con staffe in acciaio zincato. L’elemento è predisposto per il fissaggio stabile a terra tramite la cementazione di una base livellante. Il portabiciclette è costituito da una struttura a spirale, ottenuta da un tubo d’acciaio zincato diam. 40X2 mm, che poggia a terra su due basi in fusione d’alluminio, tutto verniciato a polveri P.P. colore corten. Le dimensioni sono di 420X1230 mm, altezza 560 mm. L’illuminazione stradale è composta da lampioni con struttura in alluminio estruso con diffusore in policarbonato trasparente. All’interno sono presenti diffusori con lamelle in alluminio anodizzato. I cestini portarifiuti sono realizzati mediante cilindri in acciaio zincato ancorati al pavimento.
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