la talpa

Progetto secondo classificato concorso internazionale “Valorizzazione Parco Archeologico E. Fiumi Volterra (Pi). ottobre 2006

Enricolatalpa (novella)
C’era una volta una talpa che aveva una macchia bianca sul muso. La talpa è tutta nera e ha quattro zampe. Ha il pelo molto corto e molto fitto. Il suo muso lungo e gli occhi sono talmente nascosti dal pelo che non le permettono di vedere niente. La talpa vive sotto terra nei campi e nei giardini di Volterra ma anche in Europa, Asia e America. I mucchi di terra che fa sono formati dalla terra che butta fuori con le sue zampette. La talpa si nutre di larve, vermi, moscerini e tante altre cose. Il nostro eroe si chiama Enrico come l’ amico del buon Alberto. Ha fatto il minatore e l’ingegnere e ultimamente si è scoperto archeologo. E nei suoi innumerevoli giri sotto terra a scavar gallerie e pozzi ha tracciato la prima linea rossa di questo progetto Grazie Enrico Fiumi.

INTRODUZIONE
Nel punto più elevato di un alta collina siede una città magica e misteriosa, città del vento e del macigno. Il paese delle balze e dell’ alabastro domina le alture circostanti tra le valli dell’Era e del Cecina. Un paesaggio che al verde frammischia dure linee di creste, desolate erosioni e i bagliori delle biancane; affioramenti spogli di antichissime argille. Antiche come i popoli che l’hanno abitata. Città dei Villanoviani e degli Etruschi e anche dei Romani. Stratificazione di popoli e civiltà che la storia e l’isolamento geografico ci consegna splendidamente Medievale. Architetture dai profili severi e compatte viste: monumenti alla fierezza del tempo dei Comuni.
Volterra è la città che vola
Vola nel punto più alto del colle e trova i resti più antichi dell’insediamento. Trova l’Acropoli e la Fortezza e poi anche il Parco. Una distesa di verde tra dolci avvallamenti con percorsi e alberi secolari e tutto l’ambaradan che caratterizza un luogo urbano per eccellenza. Il vento e le stelle e la storia la fanno da padroni. Un luogo che ritempra il corpo e lo spirito battezzato col nome dell’eccellente studioso della città: Fiumi Enrico archeologo.
Questo è il luogo
La morfologia e la posizione geografica ne fanno; quasi naturalmente; un posto difficilmente accessibile per le persone diversamente abili. Una serie di spazi densi di storia che domandano a gran voce nuovi accessi compatibili e richiedono interventi minimali. Un pezzo di città antica pieno di storie e racconti. Un luogo denso di memorie e di architetture che abbisognano solo di minimi interventi contemporanei che lo restituiscano alla città e ai suoi abitanti.

PROGETTO
Premessa all’ipotesi progettuale
La proposta si pone l’obiettivo fondamentale dell’accessibilità e della visibilità del parco Fiumi all’interno di un intervento nel quale il rispetto per le caratteristiche paesaggistiche ed architettoniche del luogo sia condizione primaria. Gli attuali tre accessi al parco vengono preservati e li dove è possibile valorizzati con piccoli interventi tendenti a un linguaggio omogeneo di grafica e di arredi, ma sopratutto integrati con la realizzazione di un quarto accesso meccanizzato con ingresso dalla piazza Martiri della Libertà (ai fini di una massima visibilità  per i flussi turistici) e punto d’arrivo al parco archeologico. L’ascensore, elemento portante della proposta progettuale è inserito all’interno di un pozzo che penetra il terreno calcareo e contiene la cabina e le scale d’emergenza. La funzione del pozzo è da un lato quella di compensare l’inclinazione del dislivello ma dall’altra quella di nascondere un elemento tecnologico che nell’equilibrio esistente tra il paesaggio e il costruito rappresenterebbe un elemento forte di rottura. Come un quadrifoglio portafortuna; quattro luoghi ben riconoscibili segnati da altrettante emergenze minime e discrete: La Piazza Martiri della Libertà, La Galleria del Pozzo, il Piano del Castello e il Parco Fiumi. Il primo e il terzo sono come due stanze a cielo aperto che hanno per soffitto il cielo. Il secondo è tutto interno e nascosto sottoterra. L’ultimo è¨ il parco vero e proprio. La parola d’ordine è la semplicità formale e compositiva. Il progetto lavora per opposizioni. Per sinonimi e contrari; dualismi e materiali. Buio Vs Luce. Pieno Vs Vuoto. Terra Vs Cielo. Ferro Vs Vetro.

La PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTA’ La piazza è il naturale ingresso alla città . Qui pervengono e si dipartono i percorsi principali. Il sottostante parcheggio interrato serve alla sosta delle macchine mentre le corriere dei viaggiatori trovano sosta o meglio fermata temporanea sopra al soffitto dell’autorimessa. Lo spazio della piazza nell’ipotesi di progetto è riqualificato con poche semplici operazioni e minimi elementi contemporanei. Qui si individua la grande meridiana che, con un perno infisso nel terreno, segna il luogo. Una riproduzione in scala dell’Ombra della Sera segnala il centro della composizione e disegna l’orologio solare. Lo scorrere del tempo e il passare delle stagioni è inciso nelle pietre che lo disegnano. Il marciapiede in pietra si allarga seguendo le regole insediative dell’ellisse e consente una agevole e sicura percorrenza a piedi. Una grande seduta in pietra; sulle tracce di quanto esiste; favorisce il riposo e la socializzazione delle persone mentre la pensilina in acciaio corten ombreggia la loro attesa. Una serie di percorsi pedonali, in gran parte esistenti, conducono i passeggiatori verso il centro storico e sotto le ciclopiche mura storiche. In particolare due. Una rampa accessibile in lieve pendenza e una scalinata in pietra locale separati da una grande vasca d’acqua con fontanelle che serve al ristoro della vista e della gola. Le salite conducono all’esistente ripiano delle griglie del parcheggio. Le griglie, per l’aerazione del parcheggio interrato, si confondono nel prato sotto le mura mentre un percorso in piano ci conduce verso uno strappo nelle pietre. Le mura vengono restaurate mantenendo il carattere di rovina. Sul muro c’è una scritta a caratteri cubitali in acciaio, sempre corten, che racconta: Parco Fiumi (archeologo). Li accanto si trova una semplice cancellata che segnala l’ingresso alla salita meccanizzata.
La GALLERIA DEL POZZO Il tunnel è scavato nel terreno calcareo che caratterizza la stratigrafia geo-morfologica del luogo. La galleria d’ingresso è realizzata con muri in pietra e soffitto voltato in mattoni sodi sul modello delle cantine che si trovano in paese. Qui si trova il banco delle informazioni e i muri fanno da supporto per i pannelli; realizzati per l’occasione dalla locale scuola d’arte, che raccontano per immagini la storia della città. Una cascata di luce naturale ci guida verso la fine del percorso e verso il pozzo di luce: un cilindro in pietra con ricorsi in acciaio corten che porta al centro l’ascensore che attende i visitatori del Parco. La cabina è vetrata come la parte superiore del pozzo. La trasparenza del materiale consente la veduta sotterranea degli scavi archeologici che si trovano un livello sotto il Piano del Castello.
Il PIANO DELCASTELLO L’ascensore si ferma con dolcezza e il nostro eroe è in cima. E noi con lui. Siamo nella piazzetta delle stelle. Siamo sopra la città. Lo sguardo spazia dal viale dei Ponti alle distese dei tetti. Le torri medievali svettano poco distante. La cupola del battistero pare quasi che si possa toccare. Splendido. La piazzetta è¨ pavimentata con pietra locale a ricorsi. Il disegno della pavimentazione individua delle semplici panche in pietra bianca come l’alabastro. Verso le mura che prospettano la piazza di ingresso alla città la piazza diventa gradonata e il pavimento diventa erba. Sui gradoni ci si può sedere a veder le stelle. Il volume tecnico dell’ascensore è trattato come un grande, ma discreta, lampada. Il rivestimento in lastre di acciaio corten presenta giunture distanziate per accogliere, secondo un ritmo regolare, le luci in forma di lead bianchi. Il soffitto del parallelepipedo diventa uno spettacolare Belvedere con pilastri di legno di quercia e parapetti di vetro a forte spessore. Una sorta di torre faro di Volterra che la sera si illumina e segnala l’intervento. Il nostro eroe è magari in carrozzella ma noi che abbiamo le gambe buone saliamo la scala interna e andiamo a goderci il panorama. Il mare e i monti dell’Appennino e le Saline e le colline e i fiumi e chi più ne ha più ne metta. Si vola sulla città che vola. La fine della piazzetta triangolare coincide con l’inizio del Parco vero e proprio.

Il PARCO FIUMI Il Parco è¨il posto delle piante e della gente che li ci va per incontrarsi e socializzare. E’ il posto dei fidanzati e delle nonne con i bambini. E’ il posto degli appuntamenti: “… allora ci si vede domani sera all’alberone … ?” e del gioco e della lettura e del riposo e molto altro. E il posto anche della storia e il bello è che gia tutto fatto. Qui il progetto lavora in punta di piedi a rispettar la città romana e tutto quanto esiste compreso il recente disegno del Parco frutto di lavori del secolo scorso. Un progetto minimale che rispetta il passato ma si lancia senza paura nel presente. L’ingresso agli Scavi Archeologici è segnalato da un muretto in pietra calcarea come quelli che si trovano nei vicini campi terrazzati. La zona della storia è recintata con siepi odorose (rosmarino, menta, lavanda e altro) e un filare di cipressi che filtra lo sguardo e invita all’ingresso. Un viottolo in terra battuta compattata; sinuoso e accessibile ai portatori di handicap conduce verso gli Scavi; tange l,Acropoli, la Piscina Romana e la collinetta del deposito dell’acqua pubblica. Il viottolo diventa di vetro temperato quando passa sopra agli scavi e noi con lui. Chi volesse viceversa ristorarsi percorre velocemente la nuova passeggiata lungo le mura e perviene all’esistente piazzetta ove è giàallestito un punto bar con annessi servizi igienici. Il resto com’era e dov’era.

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