La tangenziale è l’occasione! Per dimenticarsi di Lei…
La questione viabilistica, la riduzione del traffico, il Passante,il conseguente sviluppo di nuovi centri periferici,il tunnel,la riconversione di Marghera, devono essere considerati come passaggi per raggiungere l’obbiettivo e non l’obbiettivo.
Trasformare le aree di margine della tangenziale e della città in un sistema urbano di spazi pubblici, con alla base la comunità, l’incontro e la comunicazione è ciò che riteniamo essere la meta da raggiungere. Dovrebbero essere incorgaggiati la flessibilità, l’apertura, l’interazione fra persone ed ambiente, il “disordine controllato”. Il centro del probelma quindi diviene come trasformare le zone periurbane marginali alla tangenziale, che potremmo definire “d’emergenza”, in zone di coesistenza, di interrelazione e di sviluppo dove possa prendere forma l’indispensabile dialogo fra diverse comunità e gruppi sociali.
Come ricollegare i confini divisi dalla tangenziale quindi? Rovesciando l’attuale solipsista sistema auto-centrico che domina la vita urbana a favore di una più umana pratica dell’incontrarsi. Considerando l’organismo dell’infrastruttura tangenziale come appoggiato sul suolo e non come una lacerazione vera e propria e per ciò vederlo come un orizzonte permeabile e poroso ricco di occasioni urbane e architettoniche. E’ assolutamente essenziale re-inventare la vita nella strada, reintroducendo il camminare, l’andare senza meta, i luoghi d’incontro delle comunità e la comunicazione tra cittadini e cittadini e città.
Una città quindi veramente aperta, globale e dinamica immaginata attraverso una democrazia dal basso che conserva e promuove le differenze e la diversità degli stili di vita, dei valori e delle attività. Come sviluppare nuove forme di spazi pubblici in un’epoca di crescente privatizzazione dello spazio? Come superare i confini fisici e culturali sedimentati nel tessuto urbano? Come resistere alla trasformazione di tutto in quartieri residenziali o terziari goveranti dal modulo del lotto? Dove recuperare spazi pubblici quando il valore del suolo cresce continuamente? Come avvicinare la città all’infrastruttura definendo il limite? E se limite deve essere come smorzarlo? Quali attività inserirvi?
La soluzione può avvenire solo dopo aver compreso quali siano gli ingredienti presenti sul territorio e quali debbano essere aggiunti e agendo di conseguenza attraverso azioni discrete e non spettacolari, attraverso un processo di ibridazione e attraverso una logica di possibile costante iterazione. Partire dal micro guardando al macro agire attraverso zero cubature, reintrodurre frammenti urbani auto-organizzati, mutevoli, partecipati e transgenerazionali. Favorire la libertà di movimento e l’amalgama fra gruppi sociali, comunità e classi differenti, incoraggiando il processo che porta ad una crescente complessità sociale tramite azioni fai-da-te. Portare il cittadino e la sua potenziale creatività al centro della crescita urbana.
Connessioni, porosità, incontro, partecipazione, divengono così termini chiave per approntare delle strategie ambientali e urbane. Il progetto sottolinea la necessità di ricucire frammenti di città per dar luogo a frammenti di vita sociale. Sul piano ambientale si muove attraverso un sistema incrociato di corridoi verdi portando porzioni del Bosco all’interno della città e utilizzando il materiale vegetale in un’ottica prestazionale allo scopo di mitigare, proteggere e schermare. Una natura che quindi diventa elemento ordinatore che regola la percezione degli spazi, ne determina la fruizione e ne sottolinea l’importanza e che intervenendo in questi luoghi che non sono più “fascia di rispetto dell’infrastruttura” vista in accezione negativa, ma come “fascia di rispetto della città”, del suo tessuto urbano, li relaziona seguendo le loro caratteristiche all’occasione fornita dall’infrastruttura.
Il porgetto sostanziato dalle citate intenzioni va ad esaminare alcuni casi specifici cercando di dare delle possibili linee d’azione, ed è per questo motivo che non si sofferma troppo sulla forma architettonica quanto piuttosto sulle differenti strategie. Per questo motivo l’area dell’Amelia viene ripensata come un’articolato incubatore per le creatività emergenti, l’idea è quella dell’assemblaggio di oggetti standardizzati ( in questo caso il container ma non necessariamente) atto a creare un’urbanità dinamica e mobile, ceh possa essere legata direttamente al paradigma della mobilità e del flusso. Sempre sull’idea dei flussi si basa la proposta per il riutilizzo del sotto-tnagenziale alla Miranese, le recinzioni degli attuali parcheggi scambiatori vengono smaterializzate e ricomposte allo scopo di permettere la permeabilità dello spazio e di creare connessioni più articolate tra tessuto urbano e verde pubblico, in questo modo il parcheggio stesso assume una nuova valenza e diventa occasione per nuove attività quali ad esempio in questo caso quelle sportive. Il quartiere Cipressina, caratterizzato dalla presenza di diverse strutture dedicate all’istruzione dei più piccoli, offre la possibilità per proporre la creazione di un micro parco scientifico nel quale si possano sperimentare tecnologie alternative che si legano allo sviluppo più consapevole delle infrastrutture, prima tra tutte la tangenziale, ma non solo. Progetto più complesso e solo abbozzato è quello della riqulificazione della caserma Edmondo Mater, l’idea è quella di ripenare questo grande recinto attraverso un processo di densificazione funzionale allo scopo di creare un vero e proprio nuovo cuore urbano, nel quale possano trovare spazio sia residenze che attività legate al terziario avanzato. Il porgetto dovrebbe prevedere ampi spazi di realazione e d’incontro e l’utilizzo di tecnologie sostenibili quali le costruzioni a secco, la messa a verde pensile delle coperture degli edifici, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Anche in questo caso più ceh di progetto si parla di indicazioni per uno sviluppo. Infine, analogamente a quanto fatto alla Miranese, il sotto tangenziale di Borgo Pezzana diviene l’occasione per pensare ad un mercato coperto flessibile, ceh permetta di metter ein connessione la città con la zona comemrciale di recente sviluppo e il nascente ospedale.
L’aspetto sociale viene consolidato grazie all’introduzione di questi nuovi spazi e ai conseguenti nuovi stimoli offerti con l’aumentato numero di occasioni e funzioni create. Visti da lontano i nuovi quartieri, diversi per vocazioni ma unificati dal nuovo sistema trasversale alla tangenziale e dal grande sistema verde, non demarcano più una presenza disgregata e sincopata ma generano unità territoriale.