Mentre una parte di umanità vive nell’agio, un’altra parte di essa, assai più numerosa, è priva dei beni fondamentali dell’esistenza. I bisogni di base di ogni uomo, donna, bambino, sono: alimentazione sufficiente, assistenza sanitaria e alloggio. Marginalizzare questi obiettivi sociali, o trascurare soltanto uno di essi, costituisce un affronto alla dignità umana.
Realtà sanitarie per noi ovvie, quotidiane, sono ignorate dagli abitanti dei villaggi africani; perchè dunque non lasciare che siano queste nostre realtà a raggiungere i villaggi con strutture prefabbricate su ruote, attrezzate con il minimo indispensabile?
È da queste considerazioni che nasce UBUNTU, una struttura itinerante per il pronto intervento sanitario nel continente nero, attrezzata in relazione alle prime necessità, ed immediatamente fruibile con standard di superficie minimi.
Ubuntu nella cultura africana sub-sahariana vuol dire “Io sono perché noi siamo”.
Il progetto si basa sull’idea di un’architettura itinerante per sostenere l’assistenza sanitaria nei paesi africani ed è il risultato di uno studio combinato e interdisciplinare.
Per esigenze dimensionali, meccaniche e di collaborazione fisica ed energetica si è proceduto all’allestimento di due Iveco Trakker, uno dei quali ha un corridoio interno realizzato con pareti scorrevoli automatizzate che rendono facile la connessione con l’altro, realizzando un unico ambiente sanitario, dotato di piccola sala operatoria per interventi chirurgici d’emergenza, area di preparazione per il chirurgo, stanza per la sterilizzazione, area degenza/visite e un ambiente per il personale provvisto di wc. Un terzo veicolo viene utilizzato per trasportare generatori, carburante, acqua, medicine, bombole di gas medicali, e così via.
Gli ambienti sono realizzati con pareti composte da pannelli sandwich con alto potere isolante e gli interni sono completamente rivestiti in linoleum e sprovvisti di spigoli vivi. I Trakker sono provvisti di impianto di approvvigionamento idrico e impianto di climatizzazione per tutti gli ambienti e U.T.A. per la sala operatoria. A tetto sono inoltre installate delle strisce fotovoltaiche, collegate ad accumulatori, che soddisfano il mantenimento energetico di un piccolo frigorifero per i medicinali.
Ecco come la tecnologia incontra il Sud del mondo in cui l’emergenza sanitaria è un problema continuo.
Ad oggi quella che noi chiamiamo “normalità”, per altri può essere alta tecnologia, tanto distante da loro quanto il sogno di una vita non inseguita dall’ombra della morte.
Questo progetto, seppur suscettibile di ulteriori approfondimenti vuole mostrare come, con la collaborazione di diverse discipline è possibile portare una speranza ovunque. Che sia la tecnologia al servizio degli uomini tutti e non viceversa!