La strategia progettuale proposta e suggerita, reclama e intima la crisi linguistica della tradizione urbana e i legami che essa ipotizza e accetta.
Con essa critichiamo sistemi e logiche statiche per favorire la nascita di campi neutri capaci di aprire e allargare luoghi fino all’esplosione, allontanando il soffocamento della società per fabbricare così la nuova città contemporanea: sempre tumultuante, agile, mobile e dinamica nelle sue parti.
Interrompiamo il pensiero confinato di funzione e forma per riflettere invece lungo la direzione illimitata di spazio e funzione variabile, indagando e analizzando il concetto del ciclo di connessione tra principio architettonico, tempo e società.
Osserviamo la città ed i suoi fabbricati sperimentandoli come un cantiere per il sociale e come esso autosufficiente, intercambiabile nelle sue parti e mutevole nella propria crescita sconfinata.
Solo esaminando in questo modo il territorio possiamo rispondere alla domanda del vivere contemporaneo ed ai bisogni della società ipertecnologica e dei consumi.
Diamo impulso ad un ambiente nuovo, denso di pura carica eversiva e capace di essere sempre attuale nelle sue trasformazioni urbane.
Incitiamo un’idea di architettura che sia momento di riflessione, valutazione e studio.
Una pausa costruttiva contro tutto ciò che ha corrotto la città attuale, inquadrando con maggior rilievo i flussi della società, eliminando differenze e contrasti per unificare persone, funzioni, meccanismi e strutture diversamente dislocate.
Questa è la strategia: cercare e saldare forti relazioni per comunicare un’immagine di città collettiva ed unificata; sempre attuale e scattante in cui vivere, dormire, lavorare, giocare e muoversi al suo interno.
Città, architettura e società si contaminano attraverso l’intreccio degli aspetti più intimi, armonia e fusione in un processo d’ibridazione dello spazio cancellano ogni possibilità di sovraimposizione.
Si compone un inedito suolo urbano, un contenitore di pause, d’informazioni, di natura, un territorio fitto di differenti tipi di eventi, un’area che è l’immagine di un grande parco culturale.
Poi tra utopia e realtà abbiamo esaminato e rivisitato la tipologia urbana della corte.
Massimo esempio di architettura collettiva, essa è ripensata e trasformata da un ciclo esponenziale di eventi socio-culturali.
Così i differenti blocchi si slegano dal terreno, liberandolo, e accatastandosi l’uno sull’altro compongono la propria forma nella loro mutazione.
Grande varietà di combinazioni finalizzate alla creazione di un paesaggio urbano aperto, permeabile, flessibile.
Uno spazio estroflesso: un habitat fertile di forme nuove e soprattutto di novità socio-abitative.
Nuovi rapporti e relazioni tra macro e micro scala per proporre un unico ed indistinto spazio tra architettura ed urbanistica.