Il 2004-06-11 00:00:00
Di Archinews – buongiorno.it
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destino di Jørn Utzon è legato a doppio filo con quello che è considerato il suo capolavoro (quanto meno a livello di visibilità) ma soprattutto la sua dichiarazione programmatica. Del Teatro dell’Opera a Sydney tutti riconoscono il profilo “magico” – in cui si possono leggere vele gonfiate dal vento, palme, onde che si infrangono – e la maggior parte degli gli addetti conoscono la vicenda di progetto e costruzione, terminata solo nel 1973 ad otto anni dalle polemiche dimissioni dell’architetto danese dalla direzione dei lavori. Eppure tutto quel vasto mondo che ruota intorno alla programmazione delle quattro sale (spesso allargata anche agli spazi esterni all’edificio) testimonia il concetto base che Utzon ha perseguito: non un tempio inaccessibile della cultura, distante dalle scelte ricreative di ogni giorno, ma un ambiente di cui fruire piacevolmente per apprendere, studiare, pensare, ma anche fare shopping o incontrare amici, da vivere nella maniera più completa possibile. Il Prtiker Prize ricevuto due anni fa è un riconoscimento un po’ tardivo del mondo accademico a questa intuizione tanto semplice quanto geniale: progetto come “building for the people” e non come monumento architettonico ad un gusto, un periodo storico o a un’ideologia. La mostra del Louisiana Museum esplora fonti di ispirazione e modi caratteristici del suo modo di gestire lo spazio pubblico e privato, allargando la divulgazione della sua opera ad ambiti meno noti come l’edilizia residenziale ed il design di arredi e oggetti per la casa.